Ristorante nepalese in Expo 2015 Milano

Le atmosfere mistiche e la cucina semplice del ristorante nepalese

padiglione Nepal ristorante nepalese in Expo
padiglione Nepal ristorante nepalese in Expo

A causa del devastante terremoto in patria, il Padiglione del Nepal è stato ultimato solo intorno alla metà di luglio, così finalmente in piena estate e con qualche mese di ritardo ha aperto al pubblico uno dei padiglioni più emozionanti di tutta Expo, un luogo magico, ammantato da una profonda religiosità e da una contagiosa serenità. Il centro del padiglione nepalese è situato lontano dal Decumano e per raggiungerlo bisogna seguire un cammino in leggera salita che si snoda sotto porticati e piccoli templi in legno sorretti da numerose colonne intagliate a mano. Gli edifici e tutte le strutture mirano in generale a ricostruire un piccolo angolo di Nepal in Expo e in particolare un esempio concreto degli antichi insediamenti della valle di Kathmandu, la capitale del paese.

L’architettura del padiglione è basata sul Mandala, un diagramma circolare costituito dall’associazione di diverse forme geometriche che nel Buddhismo e nell’Hinduismo assumono un significato spirituale e rituale, rappresentando il cerchio della vita.
L’ascesa verso la pagoda, tra le bandierine delle preghiere tibetane che ondeggiano a ogni colpo di vento, andrebbe vissuta camminando con grande calma e lentezza, immersi nelle note rasserenanti della musica nepalese. Il Tempio centrale dedicato a Buddha è di una bellezza che incanta, ornato da tutti i simboli religiosi del Nepal, dalle centinaia di campanelle agli uccelli metallici che si lanciano sulle prede. Ogni oggetto ha il suo preciso significato religioso e solo chiedendo al personale del padiglione potrete incominciare a comprendere le basi di questa religione e del modus vivendi di questo popolo molto mite. Nel pieno rispetto di questa coinvolgente religione, come spiegatoci dal gentilissimo ragazzo all’ingresso, facciamo tre giri all’interno del tempio, per omaggiare il Dio e per meditare tra le bandierine multicolori, una per ciascuno dei cinque Buddha. Come da tradizione, alla fine del terzo giro, esprimiamo un desiderio al Dio, pregandolo di esaudirlo.
Terminata la parte più culturale della nostra visita e raggiunto un misterioso stato di pace interiore, scendiamo lungo la scaletta interna verso la zona ristorante dove, davanti alla piccola piscina, su tavoli in legno grezzo tra comode chaise-longue è possibile gustare le prelibatezze del ristorante nepalese.

ristorante nepalese in Expo
ristorante nepalese in Expo

I banchi gastronomici sono due, dai quali si può scegliere una discreta varietà di piatti tipici nepalesi. Il primo corner propone una serie di vivande calde a base di riso e pollo al curry con verdure, ma la nostra attenzione è catturata dal secondo banco, in cui sono esposte preparazioni più intriganti e sicuramente più indicate per un pranzo leggero e rapido. Ordiniamo, paghiamo e portiamo al nostro tavolo il vassoio con un mix di cibo nepalese.
Il primo assaggio è dedicato alla Samosa, un involtino fritto con ripieno a base di patate, zenzero, curcuma, cumino e carne alle spezie, accompagnato da una salsina piccante a base di pomodoro. L’involtino è buono, sostanzioso e molto speziato.

Samosa ristorante nepalese in Expo
Samosa ristorante nepalese in Expo

Segue una  declinazione di saccottini ripeni di carne di maiale, i Mo-Mo. Nella forma assomigliano molto ai ravioli cinesi, ma il sapore è completamente diverso. La carne viene insaporita con zenzero e sesamo, avvolta da una leggera pasta a base di acqua e farina e successivamente cotta al vapore o fritta.

Mo-mo al vapore ristorante nepalese in Expo
Mo-mo al vapore ristorante nepalese in Expo

Abbiamo provato entrambe le varianti di cottura, preferendo forse la versione fritta, più croccante. Ma è gradevole anche la morbidezza dei ravioli stufati. In entrambi il sapore del ripieno non differisce di molto, sempre molto gradevole.

Mo-mo fritti ristorante nepalese in Expo
Mo-mo fritti ristorante nepalese in Expo

Durante il pranzo, tra un assaggio e l’altro, abbiamo degustato anchei Nimki, piccoli frittini a base di farina, sale, burro e cumino. In realtà le piccole crocchette fritte richiamano molto le nostre chiacchiere e sono ottime al posto del pane.

Nimki ristorante nepalese in Expo
Nimki ristorante nepalese in Expo

Il padiglione di questa terra sul tetto del mondo merita proprio una visita non frettolosa. Abbandonate il caotico Decumano e prendete dunque tutto il vostro tempo per farvi coinvolgere in una dimensione culturale e religiosa lontana anni luce dalla nostra filosofia occidentale. E non perdetevi assolutamente la sosta al piccolo e rilassante ristorante nepalese, certo l’offerta è fatta di cibi semplici in un locale altrettanto semplice e decisamente spartano ma avvolto da un’aura ascetica che non vi lascerà indifferenti e vi trasporterà in un’atmosfera mistica e di grande pace interiore.

Alziamo le forchette, si vota!
Locale: semplice ma con atmosfera contemplativa, 8.
Servizio: gentili e disponibili, self service, 8.
Lingue parlate: italiano poco, inglese, 7.
Menu: abbastanza vario, 7.
Cucina: tradizionale nepalese, 8.
Conto per 2: 20 euro per quattro piatti e due bottiglie d’acqua.
Fascia di prezzo: medio/bassa.
Rapporto qualità prezzo: buono, 8.