Cena Hansik nel ristorante coreano Bibigo
Dopo cinese, giapponese e fusion, la cucina coreana si sta affermando sempre più come l’ultima frontiera nel panorama dei ristoranti asiatici milanesi. Chiusi per cambio locale Arirang e Hana, due delle proposte più interessanti in città, decidiamo di testare il ristorante del padiglione della Corea del Sud, tra l’altro, a nostro parere, uno dei più belli e interessanti di tutta l’Expo.
All’esterno del ristorante coreano, ubicato al pian terreno del padiglione, una gentile cameriera prende i nomi dei clienti, inserendoli nella lista d’attesa che, peraltro, non è mai molto lunga, in quanto i posti a sedere sono davvero parecchi. Infatti, dopo pochi minuti ci chiama e ci accompagna al nostro tavolo. Il locale è molto moderno, senza riferimenti diretti al paese asiatico, se non per i grandi monitor che trasmettono senza sosta splendide immagini di paesaggi coreani. Il filo cromatico conduttore di tutto il Padiglione della Corea del Sud è il bianco, ripreso anche per muri, tavoli e sedie del ristorante, tutti rigorosamente bianchi, che risplendono nella luce che entra dalle grandi vetrate. La mise en place è essenziale, niente tovaglie, runner e tovagliette, solo un tovagliolo di carta (peccato) su cui poggiano le classiche bacchette e un cucchiaio in metallo, con un bel bicchiere di ceramica color verde acqua.
Il ristorante coreano in Expo è gestito da Bibigo, un colosso mondiale della ristorazione, presente nelle più importanti città del mondo, ma non ancora a Milano, e chissà che dopo Expo non ci facciano un pensierino ad aprire una succursale anche nella metropoli lombarda. Bibigo ha saputo esportare con successo quasi in ogni parte del globo i piatti della tradizione coreana, una cucina sana e gustosa, fatta di delicati equilibri e una naturale armonia delle materie prime.
Dal menu ordiniamo un ottimo calice di tradizionale e nostrano prosecco, arricchito però da Omija e bacche di Goji, oltre a un calice di Makgeolli, una specie di vino coreano a base di riso, dal gusto molto strano per i nostri palati occidentali, all’inizio quasi sgradevole, ma che si adatta perfettamente ai sapori della cucina coreana.
Per la nostra cena Hansik, così si chiamano infatti il cibo e la cultura alimentare coreana, decidiamo di incominciare con i ravioli croccanti serviti con una piccola insalata mista. Un ottimo inizio: la pasta, molto sottile, leggera e croccante contiene un gustoso ripieno di gamberi e verdurine.
Proseguiamo con il Dakgang Jung, il pollo fritto glassato con salsa al peperoncino servito con contorno di okra pastellata e fritta. Il piatto è alquanto insolito, dolce e salato contemporaneamente, croccante e morbido insieme: divertente da mangiare e davvero nutriente.
Decidiamo di seguire i consigli del cameriere e ci facciamo tentare dal piccantissimo spezzatino di kimchi, uno dei piatti tradizionali coreani, pare tra l’altro il piatto preferito e il più ordinato in Expo dai coreani presenti all’Esposizione Universale di Milano. Arriva in tavola una piccola pentola in ghisa con una sorta di minestra fumante che sprigiona un profumo irresistibile. La zuppa è un mix di cavolo fermentato, aglio, cipolle, zenzero e carne di maiale cotti insieme al gochujang, un condimento molto popolare a base di fagioli di soia, peperoncino e spezie, il tutto arricchito da alcune fettine di tofu e accompagnato con una abbondante ciotola di riso. Il piatto è semplicemente sensazionale, saporito, corroborante e molto piccante. Lasciatemolo dire, una vera squisitezza.
Tra l’altro scopriamo che il kimchi, oltre a essere davvero buonissimo, è considerato uno dei cibi probiotici più sani di tutta l’Asia, è dietetico, rafforza il sistema immunitario e combatte l’invecchiamento.
Per terminare la nostra fantastica cena ordiniamo il dolce, la cialda coreana, un grazioso e irresistibile pesciolino di sfoglia ripieno di di azuki, i famosi fagioli rossi, guarnita con una pallina di gelato e qualche frutto di bosco. Un dessert veramente ottimo, probabilmente uno dei migliori di tutta Expo.
Il ristorante coreano ci ha convinti al punto che siamo tornati per un secondo, un terzo e un quarto assaggio! Probabilmente non si sbaglia chi sostiene che dopo aver provato il kimchi non se ne possa più fare a meno e, in effetti, la cucina coreana ormai figura a giusto titolo al top della nostra personale classifica dei ristoranti di Expo.
Il locale ben climatizzato non è eccessivamente rumoroso, il servizio è rapido, la cucina propone piatti decisamente particolari e insoliti, molto appetitosi e con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Proprio una bella scoperta, non c’è che dire!
Alziamo le forchette, si vota!
Locale: moderno ed efficiente, 8.
Servizio: rapido e competente, 8.
Lingue parlate: italiano, inglese, russo e coreano, 8.
Menu: pochi piatti ma di qualità, 7.
Cucina: ben fatta, piatti buoni, dessert eccellenti, 9.
Conto: 53 € per ravioli, pollo, zuppa di kimchi, dolce, 2 calici di vino.
Fascia di prezzo: media.
Rapporto qualità prezzo: molto buono, 8.
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